mercoledì 12 ottobre 2016

Lezione 11/10/2016 con video

In un quadro di trasformazione, politica, sociale ed economica, tendente alla semplificazione delle strutture societarie e giuridiche, come quello descritto nelle lezioni precedenti, la personalità e le opere dell’imperatore Giustiniano si collocano in una posizione di controtendenza, quasi di anacronismo.
Il progetto politico di Giustiniano si basò su tre punti fondamentali, i quali si rivelarono, tuttavia, fallaci o effimeri:
1.Sistemazione delle fonti del diritto
2.Riconquista dei territori dell’impero in Occidente
3.Pacificazione della Chiesa -sempre nell’ottica di rafforzare il potere temporale attraverso l’unitarietà del credo e della divinità-.

1. Per quanto attiene al primo punto, 
• Giustiniano, appena salito al trono, ordina ad una commissione imperiale presieduta dal giurista Triboniano la compilazione di un Codex (529 che, sul modello di quello Teodosiano, contenesse tutte le leggi fino ad allora vigenti. Non si tratta di una mera compilazione ma di una vera e propria ri-promulgazione che intervenne sulle norme che lo esigevano rimaneggiandole e riadattandole.
• I lavori della commissione continuarono dando alla luce, nel 533 il Digesto, un’opera, divisa in 50 libri, contenente frammenti delle opere dei giureconsulti romani, estratti dal loro contesto e riordinati in modo sistematico, cioè secondo gli istituti giuridici di cui si occupano.
• Nel 534 viene poi pubblicata una seconda edizione del CodexNella costituzione Cordi, con la quale Giustiniano promulga questo Codex repetitae praelectionis, Giustiniano presenta la sua idea di codificazioneIl nuovo codice, per l’imperatore, dovrebbe essere un testo completo, atto a regolare tutte le fattispecie concrete. Al tempo stesso, però, Giustiniano si dice consapevole che la natura è in eterno mutamento e che potrebbero riscontrarsi fattispecie non mai disciplinate prima. La loro risoluzione, quindi, non potrà essere demandata ad un procedimento logico di analogia iuris, ma sarà lo stesso imperatore, lex animata in terris, a dover intervenire per disciplinare anche queste ultime. 
• La raccolta di Novellae, pertanto, racchiude tutte le leggi promulgate da Giustiniano dopo la seconda pubblicazione del Codex.
• Il quarto libro del Corpus è rappresentato dalle Institutionesun libro di testo per gli studenti di dirittoesemplato sul modello di Gaio. Esse contengono una serie di elementi classici non più utilizzati al tempo di Giustiniano ma che sono in grado di fornire le linee guida per la comprensione di tutto il sistema. 
La diffusione e applicazione del Corpus Iuris Civilis furonotuttavia difficili e, di fatto, si conclusero in un fallimento Solo alcuni secoli più tardi la compilazione acqistò il ruolo assolutamente centrale che poi aoccupò nella cultura giuridica occidentale.

2. Con una serie di campagne militari Giustiniano riuscì riconquistare le terre -Africa del nord e penisola italiana - sottrattegli dai Vandali e dagli Ostrogoti di Teoderico.
In Italia, in particolare, a seguito della riconquista, vennepromulgata “su richiesta di papa Virgilio” la compilazione giustinianea la cui pubblicazione sicuramente contribuì alla conservazione dei manoscritti dell’epoca ma la cui applicazione restò di fatto ridottissima in una società così semplificata come era quella italiana del VI secolo. Nella penisola si continuò ad applicare, per la regolazione dei rapporti giuridico il Codice Teodosiano, ridotto, epitomato o riadattato a seconda delleesigenze pratiche: la società non fu pronta, cioè, a modificarsi per applicare una legislazione complessa come quella giustinianea. La situazione sul suolo italiano precipitò definitivamente con la discesa dei Longobardi del 569 che mise fine alle speranze di ricostituzione di un unico grande impero romano.
La romanità era ormai, in Occidente, un grande ideale più che una realtà politica.
3. Anche la politica religiosa di Giustiniano risultò un grande fallimento: l’unità di credo non fu mai raggiunta, ed anzi varie eresie continuarono a confrontarsi anche dopo la morte di Giustiniano.

In quest’epoca, inoltre, si assiste ancor più da vicino a quel fenomeno di volgarizzazione sostanziale per cui i principi del diritto romano classico divennero sempre più distinti da quelli del diritto di fatto praticato. 
Esempi di questa trasformazione sono:
La progressiva sparizione della rigida ripartizione classica tra diritto pubblico e diritto privato e il subentro di soggetti privati in quelle che prima erano funzioni demandate alle istituzioni pubbliche (v. soldati buccellari e istituto del patrocinium)
La predilezione della forma sulla sostanza a tutela dell’esigenza di certezza dei diritti di una società, primitiva come quella dei secoli in esame, dove il potere pubblico non è più molto visibile e presente come in passato (v. permanenza della mancipatio nonostante la sua eliminazione ad opera di Giustiniano, scomparsa della distinzione tra proprietà e possesso e trasformazione delle tutele, difesa contro lo spoglio violento).

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